La gita sociale 2025, con base a Grado, si è svolta dal 30 aprile al 3 maggio, con la visita dei seguenti siti:

  • Base aerea di Rivolto
  • Gorizia
  • Trieste: sincrotrone Elettra, Foiba di Basovizza, Magazzino 18, Risiera di San Sabba
  • Aquileia e Villa Manin di Passariano

La tradizione della “gita sociale di primavera” gli Aviatori Senigalliesi la sentono nel loro DNA: è una pregevole consuetudine ultradecennale; l’edizione 2025 ci ha portati a nord, nel Friuli Venezia Giulia.

Partendo nel primo pomeriggio del 30 aprile siamo riusciti ad essere presenti il giorno successivo all’aeroporto di Rivolto, rispettando gli orari di accesso e di posizionamento sul sedime aeroportuale. È stata senza dubbio una eccellente occasione poter partecipare alla tradizionale giornata di apertura riservata ad un pubblico limitato (sezioni AAA e Club Frecce e alcuni nostri soci appartengono alla sezione AAA di Falconara).

Abbiamo assistito all’ultima sessione ufficiale di addestramento delle Frecce Tricolori, che hanno svolto il programma che sarà presentato durante l’estate: era l’inizio della 65ª Stagione Acrobatica della PAN, dal 1982 equipaggiata con il velivolo MB 339 Pan.

Perfette le condizioni atmosferiche nel trasferimento da Grado a Rivolto; abbiamo viaggiato per circa un’ora sulle strade, in gran parte alberate, che attraversano la dolcissima campagna friulana… un paesaggio da sogno, nel momento del massimo splendore primaverile.

Una volta a Rivolto, non solo i nostri sempre bravi fotografi ma un po’ tutti i presenti hanno scattato foto eccellenti della manifestazione. Eravamo a pochi metri di distanza dal parcheggio degli aerei ed abbiamo avuto la possibilità di assistere, in prima fila, alle tradizionali, molto curate e assolutamente perfette, procedure relative ai controlli pre-volo fino al rullaggio dei 10 aerei con il tradizionale e coreografico “decollo in contemporanea”.

Il programma prevedeva tutte le figure acrobatiche che saranno eseguite nel corso della stagione 2025. Grande soddisfazione da parte di tutti noi, ma soprattutto dei giovanissimi che non avevano mai vissuto una esperienza davvero unica.

Ci siamo quindi trasferiti a Gorizia, per il pranzo nel centrale ristorante “Ai tre soldi goriziani” dove abbiamo gustato uno squisito ed appetitoso piatto di gulash; è seguita una breve passeggiata “digestiva” nel corso della quale alcuni hanno visitato le chiese del centro e il Duomo in particolare, mentre altri hanno deciso di salire a piedi al sovrastante castello caratterizzato da torri, bastioni e mura merlate. Purtroppo non abbiamo potuto visitare il Museo della Grande Guerra che era chiuso per restauri.

Con un breve trasferimento in autobus abbiamo raggiunto Piazza Transalpina che, per decenni, ha segnato il confine fisico e politico tra Italia e Slovenia con una recinzione che divideva la piazza in due fino a che, negli anni 2004 e 2007 (ingresso della Slovenia nell’UE e entrata nell’area Schengen) Piazza Transalpina è divenuta un simbolo della riunificazione europea e della cooperazione transfrontaliera.

Lasciata Gorizia, la successiva visita a Redipuglia non è stata solo un fugace diversivo sulla strada del rientro a Grado. Siamo saliti sul Monte Sei Busi dove si trova uno dei più grandi ossari militari d’Europa che, per noi tutti, rappresenta un significativo luogo della memoria legato agli immensi sacrifici dai nostri nonni.

La giornata di venerdì 2 maggio è stata tutta dedicata alla meravigliosa città di Trieste. Di primo mattino, lungo la strada napoleonica, abbiamo raggiunto il belvedere, dove si trova l’obelisco di Opicina per gustare lo splendido panorama della città e del suo golfo. E subito dopo, visita al Sincrotrone Elettra. È una grande infrastruttura scientifica, di rilevanza internazionale, con un apparato in grado di generare un tipo di radiazione elettromagnetica estremamente intensa e focalizzata, che copre un ampio spettro, dai raggi infrarossi ai raggi X. Le principali applicazioni sono nel campo della ricerca scientifica multidisciplinare e favoriscono lo sviluppo tecnologico e industriale, dalla fisica, alla chimica ai materiali avanzati, dalla biologia alle nanotecnologie.

La visita si è svolta anche grazie alla disponibilità dei nostri soci professor Giorgio Turchetti e professor Massimo Placidi. Sul posto abbiamo trovato una eccellente accoglienza: due ricercatori hanno ampiamente illustrato il funzionamento di massima dell’impianto, i temi delle ricerche in atto, i risultati raggiunti nonché le prospettive per l’evoluzione di questo grande complesso scientifico; la visita è stata particolarmente apprezzata dai nostri giovani.

Con un breve spostamento, sempre immersi nella splendida vegetazione del Carso e lungo strade che a stento consentivano il passaggio del nostro autobus, siamo giunti alla Foiba di Basovizza dove già i filmati proiettati in autobus, brillantemente illustrati dal professor Stefano Pilotto, ci avevano raccontato di queste vicende rimaste, per lungo tempo, anche fuori dei libri di storia.

Basovizza non è una foiba naturale (ma un pozzo minerario abbandonato della precedente miniera di carbone), profondo oltre 200 metri, usato durante l’epurazione politica seguita all’occupazione jugoslava di Trieste nel 1945.

È stata dichiarata monumento nazionale nel 1992 ed è diventata sia un simbolo della tragedia delle foibe, a ricordo delle uccisioni di italiani da parte delle forze jugoslave, soprattutto dal 1943 al 1945, sia dell’esodo giuliano-dalmata.

Abbiamo quindi raggiunto la trattoria Leban dove abbiamo gustato i ćevapčići, la saporita salsiccia della cucina slovena: sono piccoli salsicciotti di carne macinata, di forma cilindrica senza budello, grigliati o cotti alla brace, con tanto aglio e cipolla.

Con una discesa rapida al Porto di Trieste siamo giunti al Magazzino 18: un luogo simbolico situato nel Porto Vecchio dove sono conservate le masserizie degli esuli italiani provenienti da Istria, Fiume e Dalmazia. Questi oggetti testimoniano l’esodo forzato di 350.000 persone avvenuto negli anni successivi alla fine della Seconda Guerra mondiale, a seguito del trattato di pace che assegnò quei territori alla Jugoslavia.

Un altro luogo della memoria dove ci siamo soffermati è la Risiera di San Sabba, campo di concentramento nazista e in origine campo di detenzione; è stato l’unico campo in Italia dotato di un forno crematorio. Fu anche campo di transito per gli ebrei destinati ai campi di sterminio. Finita la guerra, durante l’occupazione alleata di Trieste, la struttura fu utilizzata anche come centro di accoglienza dei rifugiati italiani.

Abbiamo chiuso la visita a Trieste purtroppo con il forte rammarico di non poter visitare le molte altre bellezze, dal teatro romano ai tesori della città imperiale, in questa città che è un vero monumento della cultura europea.

Il terzo giorno inizia con la partenza da Grado con la rinnovata meraviglia dell’attraversamento della laguna: un paesaggio fatato molto vissuto dai residenti, ma anche dai turisti, magari con una rilassante passeggiata in bicicletta, grazie alle meravigliose piste ciclabili.

Abbiamo raggiunto subito il cosiddetto porto di Aquileia, uno dei porti fluviali dell’antichità meglio conservati: davvero un’esperienza affascinante tra natura ed archeologia. Abbiamo percorso a piedi, per poco più di mezzo chilometro, le sponde del canale (interamente ricoperto di lenticchie d’acqua) dove sono ancora visibili le banchine originali in pietra d’Istria. Una duplice fila di cipressi secolari ci ha accompagnati fino alla basilica che appare già all’esterno di straripante bellezza architettonica. Su tutto domina il campanile alto oltre 70 metri.

Una visione senza pari la scopriremo all’interno, grazie ai mosaici riportati alla luce nel 1909: un vero trionfo di simboli cristiani, pesci, pavoni, bucrani con altre scene allegoriche che danno piena ed eclatante testimonianza di una valenza artistica davvero straordinaria

Abbiamo quindi raggiunto la grandiosa Villa Manin, una delle più importanti e maestose ville venete, dove è in atto l’interessante e qualificata esposizione “Scooter Italia 1945-1970”. È un omaggio a uno dei simboli più iconici del design e dell’ingegneria italiana e ripercorre 25 anni di innovazione motoristica delle aziende italiane. Meta anche questa molto ambita e richiesta da diversi nostri associati, cultori dei ciclomotori che hanno fatto la storia post bellica del nostro paese. Al contempo ottima occasione per i diversamente giovani per rispolverare i ricordi delle due ruote di un tempo e, per i giovani, per capire i modi e le abitudini di vita, se non dei loro padri sicuramente dei loro nonni.

E poi l’ultimo, rapido spostamento per raggiungere un eccellente punto di ristoro “lo Spuntino di Campagna”, nei pressi del fiume Tagliamento, dove abbiamo pranzato all’aperto con costine, salsicce, pollo e polenta. Tutto di ottima qualità, buon vino ed anche molteplici e generosi boccali di birra che troneggiavano sui tavoli.

Infine il rientro a Senigallia in perfetto orario, grazie anche alla nostra Silvia, brava e simpatica autista.

G.M.